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Coralligeno

 
 
BIO-COSTRUZIONI NEL MEDITERRANEO

Il Mar Mediterraneo è un mare ricco di costruzioni biogeniche; esse, per importanza e ricchezza, possono essere paragonate a quelle di ambienti tropicali. Queste strutture derivano dalla massiccia deposizione di scheletri (generalmente di carbonato di calcio) da parte di animali e alghe, i cui resti permangono anche dopo la morte degli organismi.
Le bio-costruzioni sono per lo più plurispecifiche, possono occupare un volume cospicuo attribuendo all’ambiente colonizzato caratteristiche morfologiche, biologiche e geologiche uniche.
Alcune bio-costruzioni possono assumere una notevole importanza paesaggistica e diventare dei veri e propri monumenti naturali.

In alcune bio-costruzioni è prevalente la componente animale, su quella vegetale come nelle strutture a vermetidi e nei banchi di Cladocora, dove spesso l’alga ha solo una funzione cementante. In altri casi è la componente vegetale costituita da alghe coralline (Corallinales) a predominare.
 
 
Banchi a Cladocora cespitosa
Sono le uniche bio-costruzioni mediterranee ad essere realizzate da una madrepora costruttrice (ermatipica) che ospita zooxantelle simbionti.
Cladocora cespitosa è una sclerattinia endemica del Mediterraneo in grado di tollerare basse temperature invernali.
Può crescere dalla superficie fino a circa 25 m, appartiene alla zona dell’infralitorale.
La madrepora costruisce masse irregolari che si possono fondere in banchi di parecchi metri di larghezza. 
 
 
Banchi a Sabellaria
I policheti sedentari del genere Sabellaria vivono in tubi rigidi di sabbia agglomerata. Frammisti alla sabbia sono inglobati frammenti di origine organogena.
Alcune specie sono in grado di realizzare scogliere più o meno estese.
La grande quantità di materiale organogeno, maggiore rispetto alla sabbia, è dovuta alla maggior facilità con cui il moto ondoso mette in sospensione frammenti di gusci di forma piatta, che risultano così più accessibili al polichete, o ad una selezione attiva?
Queste strutture sono importanti per l’ambiente marino costiero, in quanto svolgono un’azione di stabilizzazione dei sedimenti, dovuta all’attività costruttrice, e un’azione di riduzione dell’erosione delle coste.
 
 
Grazie all’elevata eterogeneità ambientale che creano, mantengono anche un’elevata biodiversità nel biota associato a tali costruzioni.

In Mediterraneo solo la specie S. alveolata costruisce formazioni di notevole dimensioni.
In Italia sono conosciute le formazioni del golfo di Napoli, del Conero, e del Lazio.
In Liguria sono quasi completamente scomparse


Il coralligeno
Il termine coralligeno fu coniato da Marion verso la fine dell’800 per indicare formazioni calcaree algali nelle cui cavità si trovava spesso il Corallium rubrum, che si riteneva potesse originare da tali anfratti.
In realtà con il termine “coralligeno” si intende un substrato duro secondario formato dal concrezionamento di talli algali, e in misura minore dal contributo di scheletri di animali.
Il coralligeno è costituito da un numero elevato di specie di alghe coralline delle famiglie Coralinacee e Peysonelliacee i cui talli possono dare origine a formazioni di diversi metri di spessore.
Animali a scheletro carbonatico assumono un ruolo non di secondo piano nella strutturazione: foraminiferi, briozoi, serpulidi, sclerattinie, spugne, crostacei, gorgonie contribuiscono alla sua complessità.
Il coralligeno è stato originariamente descritto come appartenente alla fascia circalitorale.
La profondità dei banchi coralligeni è molto variabile, a seconda della trasparenza dell'acqua e dalla topografia del substrato, raggiungendo anche i 130 m di profondità (Mediterraneo orientale). Nel suo aspetto più tipico si trova intorno ai 20-25 e 60 metri, nel Mediterraneo occidentale.
Questa biocenosi ha necessità ben precise:
-luminosità ridotta,
-temperatura bassa e relativamente costante,
-moderata velocità di sedimentazione.
La crescita è normalmente molto lenta (meno di un mm/anno) e un’eccessiva velocità di sedimentazione ne determina la morte per infangamento.
Fattori limitanti sono:
-un idrodinamismo troppo violento,
-una sedimentazione e torbidità eccessiva.

La biodiversità del coralligeno
I coralligeno rappresenta un elemento di grande complessità strutturale ed ecologica.
La complessità nasce dalla presenza di numerosi anfratti, cavità di varie dimensioni che rappresentano ambienti favorevoli e diversificati per faune sciafile e cavitarie.
Le numerose cavità che si creano ospitano specie di profondità e specie tipiche di fondi incoerenti che occupano gli spazi riempiti dal sedimento.
Nell’ ambiente coralligeno si sviluppano numerosi microhabitat con diverso grado di idrodinamismo, luce e sedimentazione, che supportano numerose forme biologiche.
Il ruolo degli organismi cavitari e di riempimento è importante, non solo dal punto di vista strutturale, ma anche funzionale (alta biodiversità e produttività).
Gli organismi perforatori come i Poriferi o i molluschi contribuiscono a creare, ad amplificare la complessità e la grande biodiversità del coralligeno realizzando cavità e buchi.

Per esempio in 333 cavità lasciate libere dal Pholas dactylus sono state individuate 32 specie tra molluschi, crostacei e policheti. Nelle gallerie riempite di sedimento fine sono state rinvenute specie caratteristiche di fondi mobili (soprattutto molluschi).

Alcune specie prediligono anche un certo tipo di orientamento delle gallerie (orizzontali o verticali). Nelle microcavità prodotte dai poriferi è facile ritrovare altre spugne insinuanti o idrorize di resistenza di idroidi.
 
 
 
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