Elencare i sintomi dello stress aiuta a effettuare alcune valutazioni corrette dello stato dell’ecosistema, ma esso richiede anche conoscenza dell’ecosistema considerato. In aggiunta, la maggior parte di questi sintomi richiedono informazioni precedenti verso le quali misurare i cambiamenti (www.reefwatch.asn.au).
L’importanza del monitoraggio per l'acquisizione dei dati di base.
Il termine ‘Shifting baseline’ fu coniato nel 1995, dal biologo Daniel Pauly, dell’Università British Columbia, Canada. Fu un termine di cui c’era apparentemente necessità, perché esso rapidamente si è diffuso in una varietà di discipline. E’ stato applicato all’analisi di qualsiasi cosa dal deterioramento delle città al declino della qualità dell’intrattenimento. Non esiste una parola italiana corrispondente al termine “baseline” una traduzione potrebbe essere quella di “valore standard con il quale confrontare altri simili” oppure “dati utilizzati come riferimento con i quali confrontare osservazioni o risultati futuri”. La Shifting baseline descrive la tendenza della gente a percepire la vita negli oceani così abbondante e gli ecosistemi così in salute anche se essi stanno lentamente e stabilmente deteriorandosi. E’ facile cadere vittime della "shifting baselines syndrome" perchè i decadimenti graduali semplicemente non presentano le stesse modalità degli sversamenti di petrolio o di calamità simili. Comunque, i declini graduali, hanno condotto gli ecosistemi allo stesso punto di allarme determinato più drammaticamente e chiaramente da eventi grandemente distruttivi. (Randy Olson 2002 www.shiftingbaselines.org ).
Senza un’accurata descrizione della “baseline” dei nostri habitat marini sarebbe impossibile riscontrare i cambiamenti nel corso del tempo sia che siano di origine naturale o antropica. Messi insieme persino questi piccoli, spesso sottili, cambiamenti possono portare a veri cambiamenti nel tempo che possono essere accettati da ogni successiva generazione.
Questa viene riportata come la sindrome del cambiamento della baseline. E’ quindi di importanza vitale stabilire una reale baseline dei nostri habitat marini, permettendo ai cambiamenti di essere osservati nel tempo e fra le generazioni.
Preso da solo uno studio sulla baseline ha scarso valore, fornendo soltanto un’istantanea nel tempo. Il suo valore reale è come componente di una sequenza continua di monitoraggi, registrando i cambiamenti temporali e spaziali. Insieme questo set di dati hanno il potenziale di mostrarci se i nostri ecosistemi marini stanno funzionando propriamente e se dovremmo preoccuparci.
Come agire
Nonostante l’enorme valore dei nostri mari essi sono scarsamente compresi e quindi anche gestiti male.
Diversamente dalle terre dove esistono diritti in ogni metro quadro i mari sono completamente liberi e vengono visti come una risorsa comune. Se questa mancanza di proprietà può essere per certi aspetti considerata una cosa gradevole essa ha anche lasciato questi ambienti in balia di uno sfruttamento indiscriminato.
Se vogliamo evitare questo destino dobbiamo intraprendere subito azioni per preservare queste risorse naturali.
Un management intelligente supportato alla base da una profonda conoscenza ed il sostegno della comunità è essenziale per uno sviluppo sostenibile nel lungo termine.
La partecipazione ad un’attività di monitoraggio è un modo di permettere alla comunità di essere coinvolta in questo processo. Il programma di monitoraggio è basato su sani principi scientifici ed è disegnato per contribuire direttamente alla conoscenza di base degli ecosistemi marini. Le informazioni raccolte incoraggiano i managers e i politici a prendere decisioni più informate.