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Molluschi

 
 
I Molluschi

Per sottolineare che i molluschi rappresentano il phylum, da un punto di vista evolutivo, di maggiore successo può essere sufficiente questa suggestiva definizione di Diamond (1985)
“Se il Creatore avesse davvero fatto dono del suo progetto migliore alla creatura che egli fece a sua immagine e somiglianza, i creazionisti sarebbero certamente costretti a concludere che Dio in realtà è un calamaro.” . Il numero di specie (circa 130.000 di cui 2000 nel Mediterraneo) è secondo solo a quello degli insetti e la plasticità delle loro forme e gli adattamenti dell’architettura di base che presentano giustificano pienamente tale successo. Possiamo suddividere questo phylum in tre classi principali a cui brevemente accenneremo: i Gasteropodi, i Bivalvi e i Cefalopodi.
 
 
GASTEROPODI
BIVALVI
CEFALOPODI
 
 
La forma di questi organismi, che derivano il loro nome dal fatto di avere un corpo molle, varia da quella dei Gasteropodi racchiusi dentro una conchiglia, alle forme sferiche prive di capo dei Bivalvi fino alla straordinaria plasticità dei Cefalopodi le cui dimensioni come nel caso dei calamari giganti, possono superare anche i venti metri di lunghezza.
Il corpo dei Gasteropodi Prosobranchi (le comuni lumache) può essere suddiviso in quattro parti:
  • la testa caratterizzata dalla presenza della radula, una struttura cornea utilizzata per brucare alghe, scavare o anche perforare la conchiglia di altri molluschi,
  • il piede che consente ai molluschi, strisciando, di spostarsi su vari tipi di substrato.
  • il sacco viscerale all’interno del quale sono contenuti tutti gli organi vitali
  • il mantello che contorna il sacco delle viscere e che è fondamentale per la produzione della conchiglia.

La conchiglia, che a volte può anche non essere presente, è formata da carbonato di calcio che si deposita su una proteina, la conchiolina, ciò è dovuto al fatto che i Molluschi non assimilano il carbonato di calcio, che anzi espellono attraverso il loro "mantello", che funziona come un rene. Per le forme e i colori che le conchiglie assumono da sempre sono state oggetto di una raccolta indiscriminata da parte dei collezionisti. 
 
 
L’ordine dei Nudibranchi presenta organismi veramente straordinari, privi di conchiglia e pieni di sgargianti colori sembra proprio che abbiano abbandonato qualsiasi funzione protettiva, invece no, proprio per il fatto di farsi notare, avvisano anche i malcapitati predatori che potrebbero pentirsi amaramente di essersi lasciati tentare da questo grazioso bocconcino. Una caratteristica peculiare è quella che i nudibranchi riescono a non digerire le cellule urticanti dei celenterati di cui si cibano e addirittura le incamerano in delle protuberanze presenti sul dorso, chiamate cerata, utilizzandole a loro volta come armi di difesa. 
 
 
Molti nudibranchi hanno ghiandole sulla pelle che producono acido solforico o una sostanza nociva che respinge i potenziali predatori, specialmente pesci. Alcune specie si nutrono di spugne trascorrendo la loro breve vita sopra questi organismi dove è quindi molto probabile incontrarle nel corso delle nostre immersioni.
 
 
I bivalvi vengono anche chiamati ‘acefali’ perché, fissandosi ad un substrato, normalmente degenerano, rimanendo privi di testa. Solitamente i bivalvi sono organismi sessili che vivono fissi su un substrato, ad esempio i mitili, altri, come le arselle, sono in grado di spostarsi facendo leva sul piede e, altri ancora, le lime, chiudendo rapidamente le valve, riescono a spostarsi come se fossero dotati di un sofisticato motore. Per fissarsi ai substrati, i bivalvi possiedono una ghiandola che secerne il bisso, una sostanza proteica che, a contatto con l’acqua, solidifica formando lunghi filamenti altamente resistenti. La lunghezza di questi fili è tale che un tempo, nel nostro paese, se ne tessevano corde e persino guanti. 
 
 
Il più grande bivalve presente in Mediterraneo è la Pinna nobilis nota anche col nome di nacchera, essa può raggiungere un’altezza di quasi un metro.
Tale specie è in decremento a causa della indiscriminata raccolta che ne viene fatta da parte dei subacquei, o per collezionismo, o per l’illusione di trovare all’interno una perla di nessun valore commerciale.
Ai bivalvi appartengono anche le cosiddette “ostriche alate”, esse vivono tipicamente attaccate alle Gorgonie o agli Alcionacei (Pteria hirundo).

I Cefalopodi sono organismi interamente marini; anatomicamente ed etologicamente sono i più sofisticati dei molluschi e, presumibilmente, di tutti gli invertebrati. Il loro nome deriva dal fatto che presentano delle braccia attaccate al capo che non sono altro che una trasformazione del piede dei molluschi. Sarà capitato a tutti di incontrare sott’acqua un polpo, spesso i subacquei ne approfittano e giocano con esso passandoselo dall’uno all’altro ignorando le manifestazioni di paura del malcapitato.
Una caratteristica del polpo per difendersi è quella di gettare inchiostro addosso al nemico cercando in questo modo di disorientarlo. Il polpo è in grado di assumere una serie infinita di colorazioni, cambiando istantaneamente il colore della pelle in funzione del substrato sul quale si muove. Il loro straordinario movimento, in cui si fa fatica a capire se nuotano oppure camminano sui loro tentacoli fluttuanti, incuriosisce ed incanta allo stesso tempo. Senza considerare lo sguardo: osservando l’occhio di un polpo non è difficile immaginare che dietro ad esso debba esserci un cervello pensante. Infatti è stato ampiamente documentato che i polpi possiedono elevate capacità di apprendimento, inclusa una capacità di discriminazione tattile e visiva.
Oltre al polpo appartengono alla classe dei Cefalopodi l’ordine dei Teutoidei che comprende i calamari e i Sepioidei al quale appartengono le seppie.
I calamari sono individui prevalentemente pelagici e che vivono normalmente ad elevate profondità. Alcuni calamari giganti possono essere lunghi fino a 18 metri, due ricercatori giapponesi sono recentemente riusciti a fotografare un esemplare di queste dimensioni. Essi hanno calato un’esca a 900 metri di profondità, dopo aver individuato il punto esatto seguendo dei capodogli, considerati dei veri e propri cacciatori di calamari. Leggendo il racconto dei ricercatori sembra proprio di avere tra le mani un libro di racconti di Giulio Verne.. “risalendo dalle profondità agganciato all’esca, il calamaro ha iniziato a volteggiare coi suoi lunghissimi tentacoli. Arrivato a qualche decina di metri dalla superficie ha lanciato i suoi lunghissimi tentacoli fino a che non è riuscito ad agganciare la barca incollando le sue ventose alla fiancata. Ha allora ingaggiato una furiosa battaglia per liberarsi, ma dopo cinque ore ha mollato e riguadagnato i fondali, lasciando però uno dei suoi tentatoli attaccato alla barca”.

 
 
 
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