Il più grande bivalve presente in Mediterraneo è la Pinna nobilis nota anche col nome di nacchera, essa può raggiungere un’altezza di quasi un metro.
Tale specie è in decremento a causa della indiscriminata raccolta che ne viene fatta da parte dei subacquei, o per collezionismo, o per l’illusione di trovare all’interno una perla di nessun valore commerciale.
Ai bivalvi appartengono anche le cosiddette “ostriche alate”, esse vivono tipicamente attaccate alle Gorgonie o agli Alcionacei (Pteria hirundo).
I Cefalopodi sono organismi interamente marini; anatomicamente ed etologicamente sono i più sofisticati dei molluschi e, presumibilmente, di tutti gli invertebrati. Il loro nome deriva dal fatto che presentano delle braccia attaccate al capo che non sono altro che una trasformazione del piede dei molluschi. Sarà capitato a tutti di incontrare sott’acqua un polpo, spesso i subacquei ne approfittano e giocano con esso passandoselo dall’uno all’altro ignorando le manifestazioni di paura del malcapitato.
Una caratteristica del polpo per difendersi è quella di gettare inchiostro addosso al nemico cercando in questo modo di disorientarlo. Il polpo è in grado di assumere una serie infinita di colorazioni, cambiando istantaneamente il colore della pelle in funzione del substrato sul quale si muove. Il loro straordinario movimento, in cui si fa fatica a capire se nuotano oppure camminano sui loro tentacoli fluttuanti, incuriosisce ed incanta allo stesso tempo. Senza considerare lo sguardo: osservando l’occhio di un polpo non è difficile immaginare che dietro ad esso debba esserci un cervello pensante. Infatti è stato ampiamente documentato che i polpi possiedono elevate capacità di apprendimento, inclusa una capacità di discriminazione tattile e visiva.
Oltre al polpo appartengono alla classe dei Cefalopodi l’ordine dei Teutoidei che comprende i calamari e i Sepioidei al quale appartengono le seppie.
I calamari sono individui prevalentemente pelagici e che vivono normalmente ad elevate profondità. Alcuni calamari giganti possono essere lunghi fino a 18 metri, due ricercatori giapponesi sono recentemente riusciti a fotografare un esemplare di queste dimensioni. Essi hanno calato un’esca a 900 metri di profondità, dopo aver individuato il punto esatto seguendo dei capodogli, considerati dei veri e propri cacciatori di calamari. Leggendo il racconto dei ricercatori sembra proprio di avere tra le mani un libro di racconti di Giulio Verne.. “risalendo dalle profondità agganciato all’esca, il calamaro ha iniziato a volteggiare coi suoi lunghissimi tentacoli. Arrivato a qualche decina di metri dalla superficie ha lanciato i suoi lunghissimi tentacoli fino a che non è riuscito ad agganciare la barca incollando le sue ventose alla fiancata. Ha allora ingaggiato una furiosa battaglia per liberarsi, ma dopo cinque ore ha mollato e riguadagnato i fondali, lasciando però uno dei suoi tentatoli attaccato alla barca”.