Conoscevo già l'esistenza di alcuni laghi in cui era possibile nuotare fra migliaia di meduse senza nessun rischio di essere punti dalle loro urticanti nematocisti, un'esperienza riferita come unica nel suo genere, indimenticabile. Purtroppo qualche amico mi aveva anche parlato della totale scomparsa di queste strane meduse, prive delle loro micidiali armi, utili sia per predare che per non essere predate.
Il Jellyfish lake di Palau, Ongeim'l Tketau, come lo chiamano i locali, esiste ancora, le meduse, a milioni, continuano a pulsare durante il loro continuo trasferimento da una parte all'altra del lago e nuotare in mezzo ad esse resta un'esperienza straordinaria, senza uguali. Numerosi turisti ogni giorno si recano in questo lago situato fra le Rock Islands dell'Arcipelago di Palau, uno dei paesaggi più caratteristici del Pacifico Occidentale. Fortunatamente l'impatto umano è ridotto dal fatto che è proibito immergersi con autorespiratori, anche se l'uso delle pinne può certamente arrecare un danno alle fragili strutture delle meduse.
La scomparsa delle meduse non dipese comunque dall'impatto dell'uomo; fu un riscaldamento eccessivo delle acque del lago in seguito al fenomeno di El Niño, avvenuto nel 1998, a provocare la morte di tutte le meduse. Per comprendere i motivi del loro ritorno e dei continui spostamenti da una parte all'altra del lago è necessario capire alcune nozioni relative alla biologia di questi strani organismi. Le meduse del Jellyfish Lake appartengono ad una specie comune nel Pacifico, si tratta di Mastigias papua, chiamata anche medusa dorata. La medusa di questo lago è una sottospecie (Mastigias papua etpisoni) derivata da un lungo isolamento del lago dall'ambiente marino circostante, che ha determinato la formazione di un ecosistema originale, con una catena alimentare estremamente semplificata. Le meduse sono avvantaggiate dalla simbiosi con alghe microscopiche (zooxantelle) che vivono all'interno dei loro tessuti e che le riforniscono di gran parte degli alimenti necessari; il resto proviene dal debole potere urticante ancora presente, sufficiente per catturare microorganismi dello zooplancton ad integrazione della loro dieta.
Questa simbiosi spiega anche il continuo migrare delle meduse durante il giorno, allo scopo di mantenere il più a lungo possibile le alghe esposte all'energia solare, indispensabile per l'attuazione della fotosintesi clorofilliana.
Un'altra interessante curiosità è legata al fatto che le meduse terminano sempre i propri spostamenti giornalieri nel punto d'ombra che il sole crea, sia all'alba che al tramonto, ad una certa distanza dal bordo del lago. Il motivo per il quale il sole non raggiunge i margini del lago è dovuto alla collocazione di quest'ultimo al centro di un avvallamento, circondato da alte vette che impediscono ai raggi solari di raggiungere il bordo del lago, sia ad inizio che a fine giornata. Ma il vero motivo per cui le meduse hanno preso come riferimento questo confine dipende dal fatto che oltre questo limite, attaccato al substrato, vive l'anemone Entacmaea medusivora; fermandosi prima del bordo le meduse evitano il contatto con questo loro pericoloso predatore, dal quale finirebbero per essere divorate.
Tornando invece alle motivazioni che hanno provocato la scomparsa ed il ritorno delle meduse nel lago, è invece necessario aver ben chiaro il seguente originale meccanismo di riproduzione delle meduse.
La classe degli Scifozoi, alla quale le meduse appartengono, si caratterizza per un ciclo vitale che comprende due principali distinte fasi, una fase di polipo attaccato al substrato ed una planctonica di medusa che costituisce anche la fase in cui avviene la loro riproduzione sessuale.
Tutto inizia con l'incontro nel plancton dei gameti femminili e maschili (uova e spermatozoi) prodotti dalla medusa, da questi originerà una larva, chiamata planula, ad iniziale vita planctonica ed una successiva, bentonica, fissata a un substrato, sotto forma di polipo.
Il polipo ad un certo punto della sua vita inizia a dividersi in tante piccole efire che rappresentano lo stadio antecedente alla definitiva trasformazione in meduse. A questo punto il ciclo ricomincia. L'episodio di El Nino avvenuto nel 1998, determinò un notevole aumento della temperatura delle acque del lago per un periodo troppo prolungato e questo portò all'espulsione delle alghe dai tessuti delle meduse e alla loro successiva morte. Nel frattempo i polipi sospesero la loro fase di produzione delle efire per cui venne a mancare il continuo apporto di nuove meduse. Fortunatamente, quando le condizioni di temperatura tornarono alla normalità, i polipi lentamente ripresero le loro funzioni e in un arco di tempo di circa un anno le meduse tornarono nuovamente ad affollare le acque del lago.
Oggi le meduse hanno raggiunto di nuovo livelli paragonabili a quelli precedenti l'episodio di moria. I turisti possono tornare ogni giorno in questa straordinaria località e godere di questa esperienza assolutamente unica.
Un insegnamento va comunque tratto da questa storia: i cambiamenti climatici a volte possono essere considerati al di sopra delle possibilità di intervento dei singoli individui, ma è utile riflettere che, se a questi si fosse aggiunto anche l'impatto negativo dell'uomo, i tempi di ripresa dei polipi si sarebbero certamente allungati, e difficilmente questi avrebbero potuto sopravvivere così a lungo. Il lago sarebbe rimasto spoglio e privo di questi affascinanti organismi capaci di rendere pulsante la vita dell'intero lago.