La maggior parte delle persone conoscono la bioluminescenza attraverso le lucciole ma il fenomeno è presente in tutti gli oceani. Gli autori di uno studio pubblicato sulla rivista PLOS ONE mostrano, attraverso analisi genetiche, che la bioluminescenza si è evoluta indipendentemente 27 volte nei principali cladi (gruppi provenienti da un unico antenato) di pesci.
La bioluminescenza è un modo di comunicazione fra pesci, alcuni pesci si pensa che utilizzino la bioluminescenza come camuffamento.
La grande varietà di modi in cui i pesci ossei possono fare uso della bioluminescenza - usando a proprio vantaggio batteri bioluminescenti, incanalando la luce attraverso sistemi simili a fibre ottiche o utilizzando organi specializzati per produrre luce – sottolinea l’importanza della bioluminescenza nei pesci che vivono nella più grande fascia degli oceani profondi del mondo chiamata "deep scattering layer."
Quando determinate funzioni si evolvono indipendentemente molte volte, possiamo dedurre che tali funzioni sono utili. Esiste un habitat dove tutto ciò che non vive in cima o in fondo al mare o lungo i bordi - quasi tutti i vertebrati che vivono in mare aperto - circa l'80 per cento delle specie di pesci sono bioluminescenti. Tutto questo ci dice che la bioluminescenza è quasi un obbligo per i pesci per poter avere successo. I Gonostomatidae sono i vertebrati più abbondanti sulla Terra, vivono in questo habitat e sono bioluminescenti.
Studiosi dell’American Museum of Natural History e della St. Cloud State University hanno trovato che tutti i pesci da loro esaminati avevano evoluto la bioluminescenza fra gli inizi del Cretaceo, circa 150 milioni di anni fa, e il Cenozoico. Un altro team mostra che una volta che una linea evolutiva di pesci sviluppava la capacità di produrre luce tendeva immediatamente a dar vita a molte nuove specie.
Photo credit: Midshipman (Porichthys) emitting light from ventral photophores. Photo by Matt Davis.