Ci sono troppe meduse in mare e abbiamo sempre più bocche da sfamare sulla Terra. Quindi perché non mangiare le meduse?
Per migliaia di anni le meduse sono state un'alimentazione altamente appetibile in Asia, ma che non è mai riuscita decollare in Occidente. Forse questo ha qualcosa a che fare con la consistenza cartilaginosa che la medusa acquisisce dopo essere stata sottoposta alla tradizionale procedura di elaborazione in uso nei paesi asiatici.
Ora, un gastrofisico della University of Southern Denmark ha sviluppato un nuovo metodo per seccare le meduse ad uno stadio in cui perdono tutta la consistenza cartilaginosa e diventano croccanti e sottili come uno foglio di carta. Il lavoro è stato pubblicato su The International Journal of Gastronomy and Food Science.
Il metodo non solo può rendere la medusa più appetibile agli occhi degli occidentali, ma può anche rendere il processo di lavorazione asiatico significativamente più veloce, aumentando così l'efficienza degli stabilimenti di trasformazione asiatici.
L’attuale ricerca, che ha portato ora alle meduse croccanti, richiede una procedura solo di un paio di giorni.
In breve, il metodo prevede l'immersione della medusa in alcool, lasciando che l'alcool estragga l'acqua dalle meduse. Nel giro di un paio di giorni l'alcol sostituisce l'acqua nella medusa e nel successivo processo di evaporazione, si seccano completamente. Queste meduse croccanti non hanno un gusto troppo caratteristico, gli autori dello studio pensano che in realtà abbiano un buon gusto, che la sensazione in bocca e l'aspetto estetico in particolare, abbiano un potenziale gastronomico.
Negli stabilimenti di trasformazione tradizionali, si utilizzano sale da cucina e allume per estrarre l'acqua dalle meduse. Gli stessi tipi di sali utilizzati per conciare le pelli, e forse questo non è così appropriato in un contesto di cottura. In secondo luogo, il processo richiede molto tempo. Le meduse devono costantemente essere spostate in nuovi serbatoi e ci vuole almeno un mese prima che siano pronte e che l'impianto possa ricevere una nuova spedizione.
Ci sono sempre più meduse in mare, questo rappresenta un problema per i pescatori. Troppe meduse in una rete di pesca, rendono le reti troppo pesanti da issare a bordo e i pescatori sono costretti a svuotarle in mare, perdendo così anche il pesce pescato.Vantaggioso per tutti. Forse questo è il verdetto.
Journal Reference: M.T. Pedersen, J.R. Brewer, L. Duelund, P.L. Hansen. On the gastrophysics of jellyfish preparation. International Journal of Gastronomy and Food Science, 2017; 9: 34 DOI: 10.1016/j.ijgfs.2017.04.001
Scoperta una nuova specie di paguro che, come altri granchi eremita della sua famiglia (Parapaguridae), non usa conchiglie di molluschi per dare riparo al suo vulnerabile corpo. Il piccolo crostaceo trova la sua casa fra le morbide masse di polipi, cementate con la sabbia e altri materiali, create dagli anemoni di mare che continuano a vivere sul dorso di questi granchi, in una incredibile simbiosi.
I Rizocefali (Rhizocephala) sono parenti parassiti dei più familiari cirripedi filtratori e infettano e si nutrono di crostacei decapodi. I parassiti sono costituiti da una struttura esterna a forma di sacco che racchiude gli organi riproduttivi e una massa informe che si ramifica nei tessuti dei loro sfortunati ospiti.
Un gruppo di ricerca dell'Università di Helsinki, studiando le platesse, ha scoperto il più veloce evento di speciazione in qualsiasi vertebrato marino. Questo risultato ha iimportanti implicazioni sulla comprensione dell'evoluzione in mare.
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Un team di ricerca dello Scripps Institution of Oceanography presso la University of California, San Diego, ha scoperto per la prima volta che una comune spugna marina ospita batteri specializzati nella produzione di composti tossici quasi identici ai composti ignifughi artificiali.
I ricercatori della University of Hawai'i - Manoa (UHM) hanno esaminato se le azioni di primo soccorso comunemente consigliate, come il risciacquo con acqua di mare o raschiare via i tentacoli possono ridurre la gravità delle punture di due pericolose specie di cubomeduse.
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Una scoperta, pubblicata su Scientific Reports, “The giant deep-sea octopus Haliphron atlanticus forages on gelatinous fauna,” mostra le prime osservazioni di questo sfuggente polpo gigante pelagico, con una sorprendente scelta riguardo alla preda: una medusa!
I delfini dell’Indo-Pacifico sono stati osservati numerose volte durante la manipolazione di un polpo. Gli autori di uno studio: Complex prey handling of octopus by bottlenose dolphins (Tursiops aduncus), pubblicato su Marine Mammal Science, suggeriscono che i delfini scuotono il polpo sulla superficie dell'acqua e lo gettano diversi metri in aria più volte per i) rimuovere la testa / mantello del polpo, ii) ammorbidire e assicurare che i tentacoli siano inattivi e iii) frantumare il polpo in pezzi più piccoli per consumarlo più facilmente.